7 Curiosità su Zanzibar

Prima curiosità: Zanzibar non è un’isola e non si chiama Zanzibar.

Dobbiamo infatti parlare dell’arcipelago di Zanzibar, composto dalle isole Unguja (quella che noi chiamiamo Zanzibar), Pemba, Latham (Mafia), Mesali, Tumbatu, Mnemba e Uzi.

Seconda curiosità: Zanzibar significa Terra Nera, chissà perché.

In arabo “zenj” sta per nero e “bar” terra. In realtà i colori di questa terra sono tutti tranne che nero: coltivazioni di chiodi di garofano, cannella e zenzero, spiagge di sabbia bianchissima, foreste verdi abitate da scimmie rosse, fondali azzurri popolati dai pesci variopinti tipici dell’Oceano Indiano.

Terza curiosità: Zanzibar c’entra coi Queen.

Se vi piace questo gruppo musicale sappiate che a Stone Town – Patrimonio Unesco – nel 1946 nacque un tale Farrokh Bulsara. Ah già, voi lo conoscete come Freddy Mercury!  

Quarta curiosità: Zanzibar è stata capitale di dinastie africane, persiane e arabe.


Nell’Ottocento il governatore omanita trasformò Zanzibar da sultanato dell’Oman a capitale dello stesso e l’arcipelago diventò il fulcro di un vasto impero economico basato sul commercio d’avorio, di chiodi di garofano e sulla tratta degli schiavi; ben presto Zanzibar divenne il centro delle diplomazie internazionali. La crescita trasformò Zanzibar Town nella più grande città dell’Africa Orientale. Dopo la separazione dal sultanato omanita ottenuta nel 1861, l’isola divenne protettorato della Gran Bretagna sino all’Indipendenza ottenuta nel 1963.

Quinta curiosità: a Zanzibar il mare scompare.

Per effetto delle maree, il mare si ritrae ogni 6 ore e 40 minuti. La barriera corallina diventa raggiungibile a… piedi, in compagnia di velocissimi granchi.

Sesta curiosità: Zanzibar fu teatro della guerra più breve della storia.

Zanzibar è nel guinness dei primati per essere stato il campo di battaglia della guerra più breve della storia. Seyyid Khalid bin Bargash si era autoproclamato sultano di Zanzibar: il Foreign Office inglese gli inviò un ultimatum e il tutto durò… 37 minuti!

Settima curiosità: una principessa pericolosa e i suoi alberi di mango.

A Bi Khole si trovano i resti della dimora dell’omonima principessa araba, all’epoca circondata da piantagioni di spezie. Non immaginatevi una dama di società: la leggenda narra che giacesse con i suoi schiavi, che dopo li uccidesse e facesse piantare su ciascuna tomba un albero di mango: fate caso al lungo viale di manghi che precede l’arrivo alle rovine…

Unguja-Zanzibar è una meta sorprendente. Raggiungibile in sette ore di volo dall’Italia, ha una differenza di solo due ore (una quando da noi vige l’ora legale). Lunga 86 km, si può esplorare tutta nell’arco di una settimana.

Fra le spiagge, le più speciali sono quelle di Kiwengwa (lunghissima, farinosa, bordata da palme), Menay (nel sud, magnifica baia) e Nungwi (al nord, famosa per la costruzione dei dhow, le tipiche imbarcazioni in legno di sambuco).

Nell’entroterra andate a visitare i villaggi. A Dunga Mitini ci sono gli abili intarsiatori degli splendidi portali in legno che vedrete a Stone Town. A Mchangani incontrerete donne che indossano colorati parei e bambini festanti che vi offrono oggetti di artigianato semplici ma sinceri.

Non mancate Jozani Forest, dove scoprirete tutta la vegetazione della fascia equatoriale e gli esemplari di Colobo Rosso, scimmie particolarmente socievoli. E nemmeno Changu Island, o Prison Island, un tempo triste luogo dove gli schiavi venivano imprigionati prima di essere venduti e imbarcati per altri continenti, oggi luogo naturalistico popolato da testuggini gigantesche di una longevità impressionante.

Un ultimo appunto va a Stone Town, la città di pietra. Il capoluogo dell’arcipelago, Patrimonio dell’Umanità, custodisce numerosi palazzi dallo stile arabo-indiano; è molto piacevole camminare fra i suoi vicoli, assaggiare gli spiedini dagli ambulanti e godersi l’aperitivo sulla terrazza dell’Africa House.